02 marzo 2020

PERCEZIONE DEL RISCHIO IN AMBITO ALIMENTARE E PROCEDURE DI RICHIAMO DEGLI ALIMENTI

Il CeIRSA ha pubblicato i risultati del sondaggio “Alimenti a rischio: la parola al consumatore!” proposto a luglio 2019 per raccogliere informazioni sulla conoscenza e sulla percezione dei consumatori in materia di rischi associati agli alimenti e sugli strumenti in uso per garantire un’adeguata gestione degli alimenti a rischio presenti sul mercato.

In totale i questionari compilati sono risultati 734. 

Il campione degli intervistati è risultato composto per la maggior parte da residenti in Piemonte (60%), con età superiore ai 40 anni (70%) e un livello di istruzione elevato (73,5%). Il sesso più rappresentato è stato quello femminile (68%).

Secondo l’indagine, i fattori che influenzano maggiormente le abitudini e le scelte alimentari degli intervistati al momento dell’acquisto risultano il tipo e la qualità degli ingredienti utilizzati (57,1%) e la sicurezza alimentare (56,9%).

Le principali preoccupazioni dei consumatori sono le condizioni igieniche degli alimenti (51,6%), seguite dai Residui di antibiotici, ormoni e steroidi nelle carni (39,8%) e gli Inquinanti ambientali nei pesci, nella carne e nei prodotti lattiero caseari (39,1%). Sono invece meno percepiti i rischi che coinvolgono solo una piccola parte della popolazione, come il caso delle allergie.

Non risulta ben chiaro alla maggior parte degli intervistati cosa si intende per “alimenti a rischio” e quindi quali sono le situazioni in cui si rende necessario avviare le operazioni di ritiro-richiamo di tali alimenti.

Gli alimenti considerati più a rischio sono quelli di origine animale, quali Pesci, molluschi e crostacei (76%), Pollame (51,5%), Carni e salumi (48%), Uova (35,8%), Latte e formaggi (27,5%). La Frutta secca è invece situata all’ultimo posto come percezione del rischio (4,1%), sebbene dall'ultimo rapporto annuale 2018 sul Sistema di allarme rapido per alimenti e mangimi (RASFF) per la categoria “Frutta a guscio/ semi” risultino ben 667 notifiche originali di allerta su 3.699 (il 21%). 

Lo strumento di informazione preferenziale sui rischi legati ad alimenti in vendita è rappresentato per gli intervistati da Televisione e radio (57,5%), seguiti da internet (50,4%) e Social networks (45,4%), utilizzati soprattutto dai giovani. Si scopre che più di un terzo degli intervistati (38,8%) non ha mai consultato la sezione dedicata ai richiami dei prodotti alimentari sul portale del Ministero della Salute, creata appositamente nel 2016 e consultabile liberamente.

Le figure da consultare per ottenere maggiori informazioni in ambito di sicurezza alimentare risultano Ministero della Salute, Regioni e ASL (85,4%), seguiti da Medici, specialisti e nutrizionisti (45,6%) ed Esperti e scienziati (31,5%).

Secondo gli intervistati, quando si scopre che un alimento in vendita è a rischio, dovrebbero intervenire principalmente le ASL (91,3%), seguite dal Ministero della Salute (53,7%). A pari livello ci sono i Produttori degli alimenti (39,8%), le Forze dell’ordine (35,3%) e i Rivenditori (30,5%). Le persone con un livello di istruzione più alto riconoscono un ruolo attivo al produttore dell’alimento che, secondo la normativa, ha la responsabilità primaria della sicurezza degli alimenti da lui immessi sul mercato.

Il modo più efficace per informare i consumatori e togliere dalla vendita l’alimento a rischio (=richiamo) viene individuato nell’apposizione di Cartellonistica presso i punti vendita (65,8%), Comunicare la notizia attraverso il telegiornale (64,4%) e Pubblicare un avviso sui giornali cartacei, periodici on-line e social network (57,2%).

Purtroppo il 28% presenta una leggera sfiducia verso il sistema atto a tutelare i consumatori e a garantire la sicurezza degli alimenti, probabilmente per la scarsa conoscenza del funzionamento del sistema stesso.

Leggi la relazione completa sui risultati del sondaggio “Alimenti a rischio: la parola al consumatore!” 

Consulta il Portale del Ministero della Salute dedicato alla pubblicazione dei richiami

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