10 luglio 2019
IL RISCHIO PER LA SALUTE UMANA CORRELATO ALLA PRESENZA DI PFAS NEGLI ALIMENTI
Il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare dell’EFSA ha pubblicato a dicembre 2018 un parere scientifico sui rischi per la salute umana riguardo le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) a cui l’uomo è esposto tramite la catena alimentare a causa dell'elevato livello di inquinamento ambientale.
I principali PFAS, ovvero il perfluorottano sulfonato (PFOS) e l’acido perfluoroottanoico (PFOA), sono due sostanze chimiche ampiamente utilizzate a partire dagli anni ’40 in diversi beni commerciali e ambiti industriali, come il settore tessile, dei tappeti e di lavorazione delle pelli, le schiume antincendio, i trattamenti di impermeabilizzazione della carta e di placcatura dei metalli. L’uso diffuso di tali sostanze, unitamente ai lunghi tempi necessari per la loro degradazione, sono risultati in un elevato grado di contaminazione ambientale. Come per altri contaminanti (es. diossine), si assiste ai fenomeni di bioaccumulo e biomagnificazione con conseguente aumento di concentrazione lungo la catena alimentare.
Lo studio si è avvalso dei dati raccolti da 16 Paesi europei (soprattutto Germania, Norvegia e Francia), che hanno fornito i risultati di 21.411 campioni di alimenti analizzati per la ricerca di PFOS (10.889) e PFOA (10.522). I dati sono stati raccolti tra il 2000 e il 2015, in modo più consistente a partire dal 2007.
All’interno degli alimenti la concentrazione più elevata di PFAS è stata riscontrata nella carne e nei prodotti derivati. Tale riscontro è attribuibile soprattutto alla presenza di alte concentrazioni nel fegato dei mammiferi selvatici. Elevate concentrazioni sono state altresì rinvenute nei prodotti della pesca.
L’ISS ha riportato i risultati analitici dei controlli effettuati dalla Regione Vento su matrici di interesse alimentare, in particolare uova, prodotto ittico da acque interne, muscolo e fegato di specie avicole, muscolo e fegato di mammiferi (bovino adulto, vitello, pecora e capra), foraggi, vegetali destinati al consumo umano.
Relativamente ai PFOS, in numerosi studi è stata osservata una concentrazione maggiore negli adulti rispetto ai bambini, mentre per i PFAS si è riscontrata la situazione opposta.
Gli studi condotti sull’uomo hanno fornito delle prove a sostegno di un’associazione tra l’esposizione prenatale ai PFAS e il peso alla nascita, mentre non sono presenti evidenze sufficienti ad associare l’esposizione prenatale con un aumento di effetti teratogeni o aborto. Per quanto riguarda gli effetti sul sistema immunitario, è stato suggerito dagli studi un nesso causale tra l’esposizione ai PFOS, e forse ai PFOA, e un effetto negativo sulla risposta anticorpale in seguito a vaccinazione nei bambini. Le prove inerenti gli effetti sul metabolismo evidenziano un’associazione tra l’esposizione ai PFAS e un innalzamento dei livelli sierici di colesterolo e dell’enzima epatico alanina-transferasi (ALT). Tuttavia, non ci sono dati certi che possano supportare l’associazione con diabete, obesità e sindrome metabolica.
Leggi la sintesi del CeIRSA sui PFAS
Leggi il parere delle EFSA sui PFAS