06 giugno 2017

MINISTERO DELLA SALUTE: PUBBLICATO IL REPORT SULL'ESPOSIZIONE DEL CONSUMATORE ALL'ALLUMINIO LEGATO AL CONSUMO DI ALIMENTI

E' stato pubblicato dal CNSA (Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute) del Ministero della Salute il report relativo alla "Esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare: elementi di valutazione del rischio e indicazioni per un uso corretto dei materiali a contatto con gli alimenti"

L’Alluminio, onnipresente nella nostra vita quotidiana, è uno dei metalli con riconosciuta potenziale pericolosità per la nostra salute, anche considerando la presenza diffusa in molti alimenti e in molti altri prodotti di consumo. L'alluminio interferisce con diversi processi biologici (stress ossidativo cellulare, metabolismo del calcio, etc.), pertanto può indurre effetti tossici in diversi organi e sistemi: il tessuto nervoso è il bersaglio più vulnerabile.

Sulla base degli effetti neurotossici, l'EFSA ha definito una dose settimanale tollerabile (TWI) pari a 1 mg/kg pc/settimana, corrispondente a 20 e 70 mg di  allumino/settimana, rispettivamente, per  un  bambino di 20 kg e per un adulto di 70 kg.

La  via  primaria  di  esposizione  all'alluminio  per  la  popolazione generale è quella alimentare. La  sua concentrazione negli alimenti può derivare dalla presenza naturale o da emissioni ambientali legate all'attività umana; vi è inoltre un utilizzo di additivi alimentari a base di alluminio, che però è stato drasticamente ridotto a partire dal  2011. Attualmente il principale fattore direttamente prevenibile è la contaminazione degli alimenti derivante dal contatto con superfici in alluminio. I  fenomeni  migrazionali da utensili per la cottura o imballaggi che risultano in genere di modesta entità, possono invece diventare significativi quando i materiali a base di alluminio  vengono in contatto con cibi acidi (ad  es. contenenti acido citrico) o contenenti sale.

Alcuni studi effettuati con alimenti avvolti in fogli di alluminio e sottoposti a differenti tipi di cottura (in forno e grigliati sulla carbonella) hanno dimostrato che l’elevata temperatura comporta l’aumento della concentrazione dell’alluminio nell’alimento.

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I  dati  disponibili  indicano che i cereali e  prodotti  a  base  di  cereali, verdure, bevande e formule per lattanti sono i principali determinanti dell'esposizione alimentare  all’alluminio.

L’acqua  potabile rappresenta una fonte di esposizione secondaria. Un’ulteriore esposizione può derivare da medicinali e prodotti di consumo (ad es. prodotti per la cura personale) che contengono composti dell’alluminio.

ll parere dell'EFSA “Safety of aluminium from dietary intake 1” pubblicato il 22 maggio 2008, riporta che studi condotti negli  ultimi  anni in  diversi  Paesi  europei, hanno  stimato che l’esposizione alimentare media di un adulto all’alluminio è compresa tra 0.2 e 1.5 mg/kg p.c. per settimana. Nei bambini e nei giovani l’esposizione è più alta, variandoda 0.7 a 2.3 mg/kg p.c. per settimana. Anche se i livelli di esposizione attuali potrebbero essere minori, i dati indicano una significativa probabilità di superamento della TWI, anche considerando l'esposizione aggiuntiva legata a fonti diverse.

Tuttavia, riguardo all’esposizione complessiva all’alluminio contenuto nei materiali a contatto, occorre tener conto delle seguenti considerazioni:

  1. esso è difficile da quantificare e verosimilmente molto variabile in funzione delle modalità di uso;
  2. i materiali a contatto con gli alimenti contribuiscono comunque ad una esposizione aggregata (da più fonti), verosimilmente in modo significativo;
  3. essendo il rilascio di alluminio dai materiali a contatto dipendente dalle modalità di uso, si tratta di una fonte di esposizione che può essere drasticamente ridotta da azioni preventive nella preparazione commerciale degli alimenti.

L'uso non corretto di materiale a base di alluminio non protetto può rappresentare una fonte importante di esposizione al metallo. 

Pertanto, è opportuno evitare il  contatto  con  alimenti  acidi  e/o  salati,  per  tempi  e  temperature  elevati  e,  al  fine  di  ridurre  i  rischi  di  migrazione.

Molte  aziende  produttrici  utilizzano l’alluminio anodizzato, in cui uno strato protettivo di ossido di alluminio sigilla la superficie  e impedisce il rilascio di molecole di alluminio.

Altre misure consigliate sono:

  • il  rispetto  delle  normative  sull'uso  di  additivi  a  base  di  alluminio  negli  alimenti  (sia  prodotti  in Italia che importati);
  • valutare,  se  del  caso,  l'opportunità  di  un  aggiornamento  in  senso  ulteriormente  restrittivo  della normativa;
  • tenuta sotto controllo di eventuali  fonti  di  emissione  nell'ambiente  con  conseguente  rischio  di  contaminazione  della catena alimentare.

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