30 maggio 2016
ANTIBIOTICO RESISTENZA: RUOLO DELLA MEDICINA UMANA E VETERINARIA NEL CONTESTO EUROPEO E NAZIONALE
L'antibiotico resistenza sembra rappresentare un problema emergente sul quale risulta complesso disporre di informazioni attendibili. Non è infatti ancora chiaro quale sia l'effettivo ruolo del consumo di antibiotici nella insorgenza di ceppi di microrganismi resistenti ad alcune molecole. Ancora più complesso è definire il ruolo che in questo fenomeno viene svolto dall'impiego degli antibiotici negli animali.
Con il rapporto “ECDC/EFSA/EMA first joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from humans and food-producing animals”del 2015, per la prima volta le 3 agenzie europee per il controllo delle malattie infettive, per la sicurezza alimentare e per il farmaco, hanno operato in modo congiunto per valutare le correlazioni tra il consumo di antimicrobici nell'uomo e negli animali e l'antibiotico-resistenza.
Da quanto emerge dal rapporto, in Italia, il consumo di vari antimicrobici, ampiamente impiegati anche nell'allevamento degli animali, risulta, sulla base dei dati del 2012, superiore negli animali piuttosto che nell'uomo, mentre il consumo di antibiotici di importanza critica per la medicina umana (fluorquinoloni e cefalosporine di 3° e 4° generazione) è più alto nell'uomo che negli animali. Correlazioni, nell'uomo, sono state riscontrate tra il consumo di antibiotici e resistenze in microrganismi per la maggior parte delle combinazioni valutate. In alcuni casi sono inoltre state evidenziate associazioni tra il consumo di antibiotici negli animali e le resistenze in batteri isolati da persone. L'Italia risulta essere tra i Paesi con il maggior consumo di antibiotici sia in campo umano che veterinario. L'uso delle molecole più critiche risulta maggiormente impiegato in medicina umana.
Secondo la sorveglianza dell’antibiotico-resistenza svolta dall’Istituto Superiore di Sanità (Ar-Iss) e dal Mipi, in Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene purtroppo tra le più elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea. Nel quadriennio 2010-2013, nelle specie Gram-negative, si è osservato un trend prevalentemente in aumento. Questo incremento è relativo soprattutto ai fluorochinoloni, cefalosporine di terza generazione e aminoglicosidi in E. coli, K. pneumoniae. L’aumento è stato rilevato per Pseudomonas aeruginosa per piparacillina+tazobactam, ceftazidime, aminoglicosidi. Drammatico è stato l’aumento della resistenza ai carbapenemici in K. pneumoniae che in 6 anni è aumentata da meno dell’1% delle Klebsielle resistenti nel 2008 al 34% nel 2013.
In conclusione al rapporto, le Agenzie propongono le seguenti azioni:
- implementare i sistemi di sorveglianza con l'obiettivo di ottenere informazioni dettagliate in relazione al consumo di antimicrobici, per età e sesso, nell'uomo, e per specie e tipologia produttiva negli animali;
- ottenere una maggior disponibilità di dati sul consumo ospedaliero di antimicrobici in un maggior numero di Paesi;
- ottenere dati aggregati sulle tipologie di alimenti, prevalenza di microrganismi e resistenze;
- disporre di dati, basati sull'isolamento, per ottenere informazioni sugli effetti della co-selezione.
Sull'argomento sono allo studio linee guida da parte dell' Agenzia Europea per il Farmaco e da parte del Parlamento Europeo.
Commissione Europea e antibiotico-resistenza