30 maggio 2013

CONTAMINAZIONE DI FRUTTI DI BOSCO CONGELATI QUALE POSSILE CAUSA DELL'AUMENTO DEI CASI UMANI DI EPATITE A

Il ministero della Salute, mediante una circolare alle Regioni ed alle ASL, ha segnalato che in Italia i casi di Epatite A sono aumentati nel periodo marzo-maggio 2013 del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il sospetto, avvallato almeno in un caso dall'isolamento del virus in pazienti e dai frutti di bosco consumati con il gelato, è che alla base dell'insorgenza della malattia vi siano proprio i frutti di bosco congelati di importazione extra Ue. I casi si sono verificati oltre che in consumatori italiani, un gruppo dei quali tornati da viaggi in Egitto, in turisti stranieri che avevano soggiornato nel nord Italia. Questo ha spinto il Ministero a diramare una circolare alle Regioni, chiedendo di segnalare entro 48 ore all’Istituto Superiore di Sanità eventuali nuovi casi accertati. Di tutte le forme di epatite quella contrassegnata con la lettera A è probabilmente la meno preoccupante. Come spiega anche il sito Epicentro dell’Iss, il decorso è quasi sempre beningo e spesso asintomatico.
Non sarebbe la prima volta che i frutti di bosco sono il veicolo di diffusione di microrganismi in grado di causare problemi ai consumatori.  Oltre a quanto successo in passato negli USA, dove i consumatori sono stati interessati da infezioni intestinali da Cyclospora, un protozoo poi isolato da lamponi importati dal Messico, vi è stata un estesa tossinfezione che ha colpito quasi 11 mila bambini, in Germania nel 2012, causata da Norovirus che aveva contaminato un lotto di fragole utilizzato per una preparazione di frutti di bosco surgelati.  I frutti di bosco venivano preparati e serviti dopo un semplice scongelamento dalle cucine delle scuole e degli asili.
Questi casi confermano il rischio, legato dalla difficoltà di lavaggio di questi piccoli frutti che possono contaminarsi nelle fasi di coltivazione, di raccolta o mediante l'acqua aggiunta per il congelamento, operazioni che spesso avvengono in Paesi extraeuropei, di reperire in commercio preparazioni contenenti microrganismi o virus potenzialmente pericolosi.
A fronte di una intensificazione dei controlli, sia per quanto riguarda l'autocontrollo delle imprese che quelli ufficiali svolti dalle ASL, è opportuno, in linea con quanto indicato dall'Istituto Federale di analisi del rischio sulla sicurezza alimentare di Berlino, che nelle attività di ristorazione quali ospedali, case di riposo per anziani, scuole ed asili, dirette a fasce di cittadini particolarmente sensibili, si eviti di utilizzare queste preparazioni senza un preventivo processo di "bonifica"  che può essere effettuato, anche dal singolo consumatore, mediante un riscaldamento ad almeno 90°C seguito da una fase  di raffreddamento.