08 febbraio 2011

INDAGINE DELL'ARPA PIEMONTE SULLA RADIOATTIVITA' DEGLI ALIMENTI: RISCHIO MOLTO BASSO IN PIEMONTE

Nei mesi scorsi è stato presentato il rapporto di Arpa Piemonte sulla radioattività ambientale in Piemonte relativo al quadriennio 2006-2009 nel quale sono riportati analisi e confronti delle dosi alla popolazione dovute a differenti fonti di esposizione. Tra queste è stata considerata anche la dose da ingestione di alimenti contaminati da radionuclidi artificiali che è stata calcolata tenendo conto dei risultati ottenuti nell’analisi radiometrica degli alimenti che compongono la dieta.

Le verifiche sono state effettuate sulla base delle seguenti indicazioni:

• sono stati considerati solo il Cs-137 e lo Sr-90: il Cs-137 in quanto è, attualmente, il radioisotopo artificiale più diffuso nell’ambiente, mentre lo Sr-90 perché, pur essendo presente in minor quantità, è chimicamente affine al Calcio e si concentra quindi in modo particolare nel latte, uno degli alimenti centrali per la dieta umana;
• è stato quindi calcolato il valore medio della concentrazione dei suddetti elementi radioattivi per ogni alimento, considerando solo i valori di concentrazione risultati superiori alla sensibilità strumentale (MAR); i valori ottenuti si possono così considerare delle sovrastime dell’effettiva concentrazione media;
• per tutti gli altri radioisotopi artificiali, per i quali non si è mai avuto un riscontro positivo (cioè superiore alla MAR) si è assunto un valore nullo.

Seguendo l’approccio sopra descritto sono risultati rilevanti per i calcoli dosimetrici solamente il latte vaccino, la carne bovina e i funghi. I primi due alimenti per la loro importanza nella dieta umana, i funghi per il relativamente elevato contenuto di Cs-137 rispetto agli altri alimenti.

Nel caso del latte è stata effettuata una valutazione separata per il latte di cascina (latte vaccino crudo) e per il latte di centrale (latte pastorizzato fresco). Il primo contiene in genere una quantità maggiore di radioattività, in quanto i bovini in questo tipo di allevamenti si nutrono più frequentemente di foraggio fresco, spesso prodotto in aree montane dove la ricaduta radioattiva di Chernobyl è stata più massiccia.

I risultati hanno dimostrato che la dose efficace da ingestione di radionuclidi artificiali è dell’ordine di qualche μSv/anno, cioè estremamente bassa, circa tre-quattro ordini di grandezza inferiore al limite di 1 mSv/anno imposto dalla normativa e quasi un ordine di grandezza inferiore al limite di non rilevanza radiologica (10 μSv/anno).

Leggi il rapporto ARPA PIEMONTE