01 dicembre 2004

Influenza Aviaria e Sicurezza Alimentare

Scarica l'opuscolo sull'influenza aviaria che abbiamo distribuito nelle scuole 
 
Il Ministro della Salute ha lanciato l'allarme per l'influenza aviaria paragonandola alla SARS. Le misure adottate e le evidenze a disposizioni consentono di escludere rischio di contagio dal consumo di carni.

Il virus che causa l'influenza aviare appartiene alla famiglia Orthomyxoviridae e al genere Influenza. Si tratta dello stesso genere di virus che provoca l'influenza in altre specie animali (suini, equini, bovini, ecc.) e nelle persone. Il virus può sopravvivere per lunghi periodi nell'ambiente, soprattutto durante la stagione fredda.
L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce volatili selvatici e domestici che, una volta infettati, eliminano il virus in grandi quantità attraverso le feci e le secrezioni respiratorie; i virus dell'influenza aviaria, di solito non infettano direttamente l'uomo. Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22°C e più di 30 giorni a 0°C) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato.
Al contrario, è sensibile all’azione del calore (almeno 70°C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti.
Del virus influenzale sono conosciuti numerosi sierotipi, diversi l'uno dall'altro a dipendenza della loro conformazione esterna. Questa conformazione è determinata in particolare da due molecole che compongono la membrana esterna del virus: la neuramidinasi (N) e l'emagglutinina (H). Nel pollame, i sierotipi H5 e H7 sono dotati di una patogenicità particolarmente alta.

audemars piguet replica

Diffusione geografica

  • 2004: vasta epidemia di influenza aviaria in molti paesi asiatici, sierotipo H5 (grafico OMS).
    Oltre 20 casi di trasmissione del virus alle persone, con esito letale. Nessuna trasmissione da persona a persona (stato 3 marzo 2004).
  • 2003: 252 focolai in Olanda (H7N7). Perito un veterinario e ammalati con sintomi lievi 83 altre persone tutte venute a contatto con animali infetti. Uccisi circa 28 milioni di animali
  • 2003: 8 focolai in Belgio. Abbattuti circa 3 milioni di animali
  • 1999-2001: vasta epidemia in Italia (H7N1). Eliminati oltre 13 milioni di polli. Nessun caso nelle persone.
  • 1997: Hong Kong (H5N1, 18 persone malate, di cui 6 decedute). Distrutte tutto il pollame (1.5 milioni di polli) nel giro di tre giorni. Alcuni casi di trasmissione da persona a persona.
  • 1983-84 (USA, H5N2): distrutti oltre 17 milioni di animali.

Epidemiologia
La trasmissione del virus avviene prevalentemente per contatto diretto tra animali vivi infetti (animali nella stessa azienda, compravendita, mercati ed esposizioni). Tuttavia è possibile una diffusione per contatto indiretto, cioè attraverso i prodotti (uova, piume), gli attrezzi zootecnici, il foraggio, le persone, i mezzi di trasporto, ecc.
I virus dell’influenza aviaria si trasmettono per via respiratoria. Non sono mai stati registrati contagi per via alimentare e non c’è nessuna evidenza scientifica che consumare carne di pollo o tacchino cucinata possa costituire un veicolo di trasmissione.
Va rilevato che numerose specie di volatili acquatici, come le anatre selvatiche, possono albergare il virus dell'influenza senza manifestare sintomi clinici. Ne costituiscono il principale serbatoio naturale.
L'epidemiologia dell'influenza ruota attorno a tre fattori importanti:

  • la patogenicità del virus, cioè la sua capacità di provocare lesioni all'organismo. Sono conosciute varanti di virus altamente patogene, ed altre che provocano soltanto lievi sintomi;
  • il sierotipo, cioè l'aspetto esteriore del virus, in base al quale il sistema immunitario produce specifici anticorpi. Il sierotipo è determinato dalla combinazione degli antigeni H e N. I vaccini contro l'influenza delle persone vengono preparati con vari mesi di anticipo e contengono gli antigeni che, in base alle previsioni degli esperti dell'OMS, saranno coinvolti nella successiva epidemia influenzale.
  • la ricettività di animali e persone: normalmente l'influenza è specie-specifica, cioè si diffonde unicamente tra gli animali di una determinata specie risp. da persona a persona.

Le caratteristiche del virus possono mutare nel corso di un'epidemia. È noto che durante le epidemie di influenza dei polli negli USA (1983), in Italia (1999) e in altre occasioni l'epidemia ha avuto inizio con un virus poco patogeno. Nel corso dell'epidemia il virus è evoluto verso variante sempre più patogene fino a provocare altissimi tassi di mortalità.
Molto temuto è il fenomeno della ricombinazione genetica: nel caso di infezioni concomitanti, virus di origine diversa (per esempio ceppi umani e aviari) possono entrare in contatto e scambiarsi del materiale genetico. In questo modo possono avere origine varianti dotate di nuove caratteristiche e nuove potenzialità infettive. L'ipotesi più preoccupante riguarda la nascita di un virus molto patogeno, trasmissibile da persona a persona e con nuove caratteristiche antigenetiche, cioè non riconosciuto dal sistema immunitario. Un simile virus potrebbe dare origine ad una nuova pandemia.

Sintomi, diagnosi
Febbre, anoressia, apatia, sintomi respiratori, edemi alla testa, diarrea, elevata mortalità e diminuita produttività figurano tra i sintomi principali che devono indurre a sospettare l'insorgenza della malattia negli uccelli (polli, anatre, oche, tacchini). La gravità dei sintomi clinici e del decorso può variare da forme molto lievi a forme gravissime e rapidamente letali, con tassi di mortalità vicine al 100%.
Per la diagnosi definitiva è necessario procedere ad analisi di laboratorio (messa in evidenza del virus o degli anticorpi).

Misure preventive adottate
Al fine di impedire l’introduzione della malattia nel territorio comunitario, a seguito dell’insorgenza della medesima in numerosi Paesi asiatici, la Commissione Europea e il Ministero della Salute hanno disposto:

  • il divieto di importazione dalla Thailandia di carne di pollame e prodotti derivati (la Thailandia era l’unico Paese, tra quelli interessati dall’epidemia, autorizzato ad esportare carne di pollame verso la Comunità europea)
  • il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i Paesi interessati dall’epidemia. Va inoltre precisato che nessuno dei Paesi asiatici interessato dall’epidemia è stato mai autorizzato ad esportare pollame vivo di interesse zootecnico nell’Unione Europea.

Fonti: OMS, OIE, Ministero della Salute-CCM

Bartolomeo Griglio