05 dicembre 2008

IL CONSUMO DI LATTE CRUDO ED I RISCHI COLLEGATI

A seguito della valutazione del rischio collegato al consumo di latte crudo distribuito direttamente al consumatore attraverso erogatori automatici situati presso gli allevamenti, consumo che potrebbe essere all'origine di una quarantina di infezioni fra i bambini causate dal batterio E.Coli, potrebbe arrivare un'ordinanza per sospendere la vendita diretta dai produttori ai consumatori di latte crudo non pastorizzato. Questa è  l' ipotesi presa in considerazione  dal sottosegretario alla salute Francesca Martini in attesa della riunione con il Consiglio Superiore di Sanità,  e dell'incontro tecnico-scientifico con il Ministro delle Politiche Agricole. " L'obiettivo- sottolinea Martini-  è prendere decisioni che limitino i rischi sanitari legati al consumo di questo alimento. Questi distributori vendono latte non pastorizzato senza fornire informazioni ai consumatori su come gestirlo. Si tratta di un alimento che non ha subìto i trattamenti necessari per eliminare gli agenti patogeni potenzialmente nocivi che può contenere". Il messaggio da diffondere prima che le autorità arrivino a prendere decisioni sul tema- ribadisce il sottosegretario -"è dunque bollire sempre questo latte prima di consumarlo. Apparteniamo a una generazione che da tempo ormai non è abituata a farlo", ma in questo caso è l'unico modo per scongiurare rischi per la salute.

LATTE CRUDO: notizie correlate

7 novembre 2008

Positività da E.Coli  O157: H7  nel   latte crudo 

In seguito  a  segnalazioni di casi umani  di infezione da E.Coli  O157: H7 associati al consumo di latte crudo  sul territorio italiano e del riscontro di diverse positività  per E.Coli O157 sia nel latte crudo, destinato come tale al consumo umano sia nelle feci di animali produttori, Il Ministero della Salute, con una circolare,  in attesa di un parere del  Consiglio Superiore di Sanità, conferma l’esclusione dalla produzione di latte crudo di tutti gli animali produttori risultati positivi al campionamento per  E.Coli  O157: H7 indipendentemente da eventuali esiti favorevoli di campionamenti successivi. Nella stessa circolare si prevede  l’adozione  nell’ambito dell’azienda  di   adeguate misure  di prevenzione e di corretta gestione degli animali positivi per questo batterio.

 

12 ottobre 2007

Focolaio di Campylobatteriosi associato al consumo di latte crudo

Uno studio condotto  dal Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie in collaborazione con i Servizi Veterinari  della Regione Veneto ha identificato un focolaio di campylobatteriosi, scoppiato tra aprile e maggio 2006, associato al consumo di latte crudo  prodotto da un'azienda agricola del Veneto  e commercializzato   tramite un distributore automatico. Il servizio veterinario ha eseguito prelievi multipli  dal distributore automatico incriminato e  in azienda con campionamenti  sul  latte e sulle superfici a contatto con l'alimento.  Tramite  sopralluoghi effettuati in stalla sono stati campionati tutti i bovini in lattazione per stabilire il ruolo degli animali nella contaminazione finale del prodotto: 45 dei 57 animali presenti in azienda, ripetutamente campionati, sono risultati positivi per Campylobacter spp, 34 dei quali colonizzati  in modo intermittente da C.jejuni. I ceppi di C.jejuni. isolati dalle bovine in lattazione e quelli isolati dal latte e dalle coproculture dei pazienti  sono stati sottoposti a caratterizzazione  molecolare mediante gel elettroforesi in campo pulsatile (PFGE) al fine di accertare la possibile correlazione epidemiologica.  I risultati hanno accertato la presenza del medesimo profilo di macroestrazione negli isolati ottenuti dal latte crudo  ed in quelli ottenuti da pazienti e dalla maggior parte di animali.  I dati ottenuti hanno confermato il ruolo del latte come sorgente epidemica e gli innumerevoli  rischi legati al consumo di  latte  non pastorizzato.

Fonte: Workshop Nazionale di Epidemiologia Veterinaria- settembre 2007

 

4 dicembre 2006

Latte crudo: pericolo per i consumatori o bevanda genuina?

Negli ultimi anni, grazie al miglioramento dello stato di salute degli allevamenti bovini ed alla esigenza di riscoperta dei gusti “naturali”, si sta diffondendo il consumo di latte crudo. Continua però ad esistere una profonda divergenza di opinioni tra gli esperti che si occupano di sanità pubblica e le associazioni produttori sulla sicurezza di tale alimento. Recentemente, John Sheehan,  direttore del Centro di Sicurezza Alimentare e Nutrizione della FDA che si occupa della sicurezza dei prodotti lattiero caseari e degli ovoprodotti, ha affermato che il latte crudo è altamente pericoloso e “non dovrebbe assolutamente essere consumato per alcun motivo”. Sheehan sottolinea che questo alimento se non  trattato termicamente, può veicolare un elevata varietà di batteri patogeni, tra i quali  gli E.Coli verocitotossici in grado di causare gravi danni all’uomo.  Le preoccupazioni maggiori ed i rischi più elevati, sottolinea l’esperto, sono per i bambini in cui il sistema immunitario non è ancora ben sviluppato o per i soggetti non immunocompetenti (donne in gravidanza, malati cronici, ecc..). Un medico dell’Ontario, preoccupato per i  casi di malattia registrati, legati al consumo di tale alimento, ha voluto ricordare l’importanza storica dei trattamenti termici sul latte. L’introduzione della pastorizzazione nel 1800, ricorda il medico,  ha determinato una riduzione documentata, dei  tassi di mortalità infantile; nel 1938 è stata resa obbligatoria in Ontario per ridurre l'incidenza di  malattie legate al consumo di latte non pastorizzato quali febbre tifoide, le intossicazioni da tossine streptococciche, la difterite, la tubercolosi e la brucellosi. Molte di queste malattie non sono più presenti negli allevamenti e nei periodi più recenti i problemi legati al consumo di latte crudo sono stati collegati ad infezioni quali salmonellosi, campilobatteriosi, la listeriosi, infezioni dai ceppi di Escherichia coli produttori di verocitotossine. In Inghilterra e nel Galles soltanto 0.01 per cento, dei 60 milioni di residenti, consumano latte non pastorizzato. In questi paesi il latte crudo, per essere venduto come tale, deve essere testato  trimestralmente ed esaminato e l’allevamento di provenienza deve essere certificato come indenne da tubercolosi e  brucellosi; può essere commercializzato solo se riporta un contrassegno di pericolo che dichiara:  che ”Il latte non è stato trattato termicamente e può quindi contenere gli organismi nocivi a salute”. Malgrado queste misure di sicurezza i focolai di malattia associati al consumo di latte crudo continuano a verificarsi: si è stimato infatti che circa il 50% di tutte le epidemie legate al latte nel periodo compreso tra il ‘92 ed il ‘99 siano collegabili al consumo di latte non pastorizzato, nonostante sia un alimento consumato da una  piccola fascia di  popolazione. In contrapposizione ai dati riportati i sostenitori del latte crudo sottolineano, invece, che il trattamento di pastorizzazione applicato al latte sia causa di una riduzione dei batteri “buoni” determinando inoltre una diminuzione del contenuto di proteine e vitamine e riducendo quindi i benefici legati all’alimento.A tale proposito l'Associazione Medica Canadese ha effettuato numerosi studi che hanno sottolineato l’assenza di evidenze che dimostrino che  il latte crudo è più nutriente di quello pastorizzato. E’  ormai certo, sottolineano gli esperti, che i nutrienti presenti in questo alimento - proteine, grassi, carboidrati, calcio, riboflavina, acido pantotenico, niacina e vitamine A, D, B6, E e K - non sono influenzati dalla pastorizzazione, il trattamento termico determina solamente  la riduzione del  contenuto di vitamine B, B12 e C nell’ordine del 10%: quantità che può essere fornita da altre fonti dietetiche. Le prove di assaggio, inoltre, hanno confermato l’assenza di alterazioni del sapore del latte legate al trattamento termico.

 Riferimenti bibliografici

 Lots of evidence out there on raw milk issue (27.nov.06)

Unpasteurized milk can carry diseases - letter of the day(27.nov.06) 

Raw milk debate: Health hazard or better beverage? 

Fonte: www.foodsafetynetwork.ca 

  

13 febbraio 2006 

latte crudo appena munto: una donna abortisce e rischia di morire 

Nell’Ascolano  una donna indiana di 30 anni residente con il marito ad Amandola,  ha perso il feto che portava in grembo a due settimane dal parto e ha rischiato di morire per aver bevuto latte appena munto.La donna  intossicata dal batterio E. Coli O157 è stata colpita da una sindrome emolitico uremica che l'ha costretta a subire, oltre al cesareo, tre interventi chirurgici.

Fonte: www.ansa.it

19 dicembre 2005

USA – E. coli O157:H7 nel latte crudo

 Nel maggio 1943 Edsel Bryant Ford, figlio del magnate dell’automobile Henry Ford, morì all’età di 49 anni, probabilmente per una tossinfezione alimentare dovuta al consumo di latte crudo, munto dalle vacche del ranch di famiglia. In questi giorni a Woodland, Washington (USA) diverse persone, perlopiù bambini, sono stati colpiti da E. coli O157:H7, probabilmente per aver bevuto del latte non pastorizzato prodotto da una fattoria locale. I casi confermati sono finora 17, inclusi 2 bambini ancora in condizioni critiche, e tutti riportano di aver consumato latte crudo comprato dalla stessa fattoria. Le autorità sanitarie si sono fatti fornire dall’azienda l’elenco dei clienti e stanno contattando le famiglie avvertendo di non bere assolutamente il latte comprato.   Anche se molte persone sono convinte che il latte crudo sia più buono e più sano, che sia più ricco di enzimi e proprietà nutritive che aiutano ad assorbire il calcio, non ci sono dati scientifici che lo provino. Le uniche cose che il latte pastorizzato perde rispetto al latte crudo sono i batteri che potrebbero far ammalare seriamente i consumatori, soprattutto se si tratta di bambini.  Come dimostra il caso “storico” di Edsel Ford, non è la prima volta che consumare latte crudo provoca problemi. Recentemente il Dipartimento di Igiene dell’Arizona ha sequestrato del latte non pastorizzato contaminato da Salmonella, venduto in diversi negozi biologici dell’area di Tucson. Qualche mese fa a Barrie, Ontario (Canada) 4 persone si sono infettate con di E. coli, dopo aver consumato del latte crudo comprato da un venditore ambulante.  Nel 2004 sempre nello stato di Washington un’epidemia di E. coli ha colpito tre persone che avevano bevuto latte crudo venduto senza autorizzazione sanitaria e nel 2003 si sono registrati 3 casi simili nella contea di Whatcom e 8 in quella di Skagit. Lo Stato di New York ha consigliato di non consumare il formaggio messicano non pastorizzato dopo che dal 2001 al 2004 sono stati identificati 35 casi (1 dei quali, un bambino, è morto) di tubercolosi, provocata da Mycobacterium bovis presente in quel tipo di formaggio. Nel 2004 un caseificio dell’area di Edmonton (Canada) ha dovuto chiudere l’attività dopo che il consumo di un suo formaggio non pastorizzato ha provocato 11 casi di E.coli O157:H7, inclusa una bambina di due anni che ha sviluppato la sindrome uremico-emolitica, una grave complicazione dell’infezione da E.coli.

Da: www.foodsafetynetwork.ca